Alessandro Rosa
il suo è un lavoro prezioso

È da considerarsi una coincidenza favorevole che il 45° compleanno di direzione di Pier Franco Quaglieni al Centro “Pannunzio” cada in un momento in cui l’antipolitica sembra avere il sopravvento, rinvigorita da un basso livello del panorama partitico. Una crisi di affidabilità delle classi dirigenti, che sembrano aver smarrito le coordinate per condurre un’azione politica efficace e comprensibile dalla società italiana. In un simile quadro culturale sfilacciato, conforta avere a disposizione un’associazione che si muove su più fronti per studiare il passato nell’ottica di costruire un futuro migliore.

Nelle sue diverse attività di giornalista, docente e saggista di Storia del Risorgimento e contemporanea nonché uomo di grande cultura liberale, Pier Franco Quaglieni insiste giustamente, nella programmazione delle attività del Centro, a declinare quei punti fermi e preziosi della grande cultura liberale. Primo fra i quali il concetto di libertà, quella vera. Che non consiste nella forma della spontaneità naturale ma in quella emancipazione etica dell’uomo; ed insieme che non pretende vi sia un criterio oggettivo e necessario per stabilire quale sia il bene e il male, e tanto meno un potere che di esso sia l’interprete e l’esecutore.

Una base questa che, nel momento sociopolitico attuale, manca nella realtà italiana, dove si anela confusamente ad una libertà priva di progetti, frutto di sentimenti tra odio e rivolta, esponendo la nostra società meno solida ad essere ancor più facile preda di quelle classi dirigenti spregiudicate e autoreferenziali. Tutto ciò nella “palestra del pensiero” non ottiene passaporto, perché al Centro “Pannunzio” vive il confronto delle idee, lo studio delle lezioni che i grandi italiani hanno contribuito a edificare l’architettura di questo nostro Paese (oltre a quelle di Mario Pannunzio, ovviamente). E sul lavoro prezioso di Pier Franco Quaglieni.