Gabriella Poli
Quaglieni quella sera in Via Roma...

Ricordo quella sera primaverile del ’68 come fosse ieri.

Palazzo Campana era chiuso, altre facoltà occupate. Per via Roma stava passando uno dei soliti cortei che quasi ogni giorno a quell’ora irrompevano nelle strade del centro con le voci giovani ed arrabbiate che rimbalzavano sulle stupite facciate dei palazzi, i commercianti che anticipavano di qualche mezz’ora la chiusura dei negozi, le scudisciate dei lunghi bastoni contro le saracinesche, le stanze del giornale piene di echi insoliti ed assordanti.

Davanti a me, una voce appena un po’ più alta di tono per vincere il fracasso e le urla, un giovanissimo professore parlava di primato della ragione e della cultura; parlava di Pannunzio – da pochissimo scomparso – quietamente, con nostalgia e commozione. E diceva: desideriamo che l’attività del Centro intitolato al suo nome sia degna della tolleranza, della libertà, dell’umanità e dello spirito laico che furono patrimonio de “Il Mondo”; intendiamo rispondere al bisogno di cultura della gente senza pregiudiziali ideologie, nel rispetto di ogni richiesta e di ogni convinzione; vogliamo aiutare i torinesi a ritrovarsi insieme negli interessi comuni, nelle loro legittime aspirazioni d’identità. Quel giovane era Pier Franco Quaglieni.

Hotel Savoia di Alassio
Il ricordo di Umberto II all’Hotel Savoia di Alassio (2013) a 30 anni dalla morte dell’ultimo Re d’Italia

Testimonianze su Pier Franco Quaglieni
per i suoi quarantacinque anni di direzione del Centro “Pannunzio”