Luciano Perelli
tra cultura classica e spirito critico

Quando conobbi, agli inizi degli anni Settanta, Pier Franco Quaglieni, giovanissimo professore di letteratura italiana e latina nei licei, fu all'interno della gloriosa FNISM, la storica Federazione italiana dei docenti fondata da Salvemini e Kirner. Quaglieni ne divenne presidente torinese, succeduto nella stessa carica al mitico Augusto Monti e successivamente Segretario generale. Allora in prima fila, c’erano Gliozzi, Griffa,Vigliani, Tramarollo, Tisato, Ambrosoli, che scrisse la storia della Federazione, ed altri docenti prestigiosi. La Federazione d'allora era l'aristocrazia laica e democratica della scuola italiana che seppe reagire con coraggio alla demagogia pseudoriformatrice clericomarxista successiva al ’68. Quaglieni era il più giovane, ma lo notai subito per il suo spirito battagliero ed insieme equilibrato. Avrebbe potuto esser stato un sessantottino ed invece si schierò con fermezza nell'Università in difesa di Getto, Gullini, Venturi, Allara, forse “baroni”, ma certo uomini di altissima cultura e scienziati autentici che non meritavano di essere contestati in modo violento e privo di ogni dignità.

In tempi successivi mi avvicinai al Centro “Pannunzio” di cui divenni anche dirigente,conferenziere e docente di molti corsi di Letteratura latina.

Voglio qui ricordare due aspetti dell'impegno di Quaglieni.

Il primo riguarda la sua diuturna battaglia in difesa del Latino e della cultura classica all’interno della scuola italiana.Come docente di Letteratura Latina e di Storia romana all’Università, dopo essere stato preside del liceo classico “Gioberti” di Torino, apprezzai i toni usati da Quaglieni che mi ricordavano quelli del grande Concetto Marchesi che inutilmente ricordò alla sinistra i valori della cultura classica, la cultura su cui si erano formati Marx, Engels e lo stesso Gramsci.

Quaglieni era anche amico di Vincenzo Ciaffi, grande latinista e cuoco sopraffino. Con Oscar Navarro, filosofo studioso di Kafka, spesso ci si trovava a cena a casa uno dell’altro. E si parlava spesso della necessità di difendere in anni difficilissimi il liceo classico dai tentativi che la sinistra e i cattolici mettevano in atto per affondarlo.A volte ci si trovava da “Osvaldo” o al “Firenze” nostri locali prediletti.

Potrei citare i molti articoli scritti da Quaglieni sull’“Eco della scuola nuova” di cui divenne direttore alla morte di Mario Gliozzi nel 1977.

Lo ricordo anche candidato per la lista “Per una scuola nuova, seria e laica” al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione al quale sarebbe stato eletto, se la lista della FNISM avesse raccolto un consenso adeguato: ormai i docenti italiani erano indirizzati verso i sindacati politici, diventati egemoni nella scuola italiana.

Il secondo aspetto che voglio ricordare di lui è la comune battaglia contro l’estremismo forcaiolo di parte della magistratura milanese durante gli anni di Tangentopoli. Con coraggio prese posizione contro forme di politicizzazione esasperata e negatrice dei più elementari diritti costituzionali degli imputati.

I valori della libertà per cui con la mia famiglia ho combattuto nell’antifascismo e nella Resistenza venivano calpestati da un protagonismo giudiziario che non poteva trovare giustificazioni in chi si richiama alla Costituzione della Repubblica, alla presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva degli imputati e alle garanzie di cui ogni cittadino della Repubblica deve poter fruire. Leggevo in alcuni suoi articoli l’indignazione di chi si era formato sui testi di Piero Calamandrei, sommo avvocato e padre nobile della Costituzione Repubblicana.

Tra i due esempi che ho citato, potrebbe sembrare che non ci siano legami, invece io li vedo ben chiari e precisi.

Chi è cresciuto nella scuola classica che crea spirito critico e indipendenza di giudizio, non poteva unirsi agli applausi nei confronti di chi con arroganza esercitava un potere discrezionale in modo personalistico ed esasperato che offende la coscienza civile di chi ama la giustizia e la libertà, vedendole come un’endiadi indisgiungibile.

Quaglieni ha dato e darà in futuro un grande contributo alla salvezza della scuola nel suo complesso, perchè ha cresciuto e crescerà dei giovani capaci di ragionare con il proprio cervello, scontrandosi con il conformismo pernicioso di gran parte della scuola italiana. Pur avendo egli una predilezione per gli studi storici, amo ricordare un suo pregevole saggio su Catullo e il suo tempo che ho letto in bozze. Catullo è un suo grande amore che condivise con Ciaffi.

Nel momento in cui tutti o quasi affermavano l’inutilità degli studi classici, anteponendo ad essi lo studio delle lingue moderne, egli ha saputo andare controcorrente.

E questo è un grande merito di cui, amici ed avversari, gli devono dare atto.


Testimonianze su Pier Franco Quaglieni
per i suoi quarantacinque anni di direzione del Centro “Pannunzio”