Remo Fornaca
il valore pedagogico della sua opera

Mi associo agli amici ed ai colleghi che nella ormai lunga vita del Centro “Pannunzio” hanno potuto apprezzare l’impegno del direttore Pier Franco Quaglieni, la sua sensibilità civile e culturale, la sua capacità di organizzatore, la linearità e continuità di una presenza oltremodo responsabile in un settore che richiede doti non comuni per la complessità oggettiva dei problemi, di volta in volta, emergenti ed affrontati.

Il “Pannunzio” si sa è legato a figure storiche e culturali di rilievo, a presenze in qualità di soci, di dirigenti, di collaboratori di notevole prestigio e ad un supporto organizzativo quanto mai attivo e qualitativamente efficace. Quaglieni è stato, in tutti questi anni, il centro motore ed animatore di tutta una serie di relazioni e di coinvolgimenti umani e culturali che hanno dato al “Pannunzio” una precisa identità ed un ruolo inconfondibili.

Senza la pretesa di essere esaustivo, ma con il solo intento di portare una testimonianza ed anche un ringraziamento per quanto Quaglieni ha fatto nel contesto del “Pannunzio” e nell’ambito delle iniziative culturali, mi limito ad indicare alcuni aspetti che mi sembrano rilevanti.

In primo luogo mi sembra doveroso sottolineare la tradizione storica e culturale a cui Quaglieni nei suoi scritti, nelle sue conferenze, nei suoi interventi ha fatto costante riferimento: una tradizione che ha le sue radici nella cultura della libertà, della tolleranza, della democrazia, del dialogo, della laicità, dell’apertura mentale, ma anche dell’intelligenza, della razionalità, della documentazione, del riscontro, della critica, della contrapposizione ad ogni forma di dogmatismo, di confessionalismo, di fondamentalismo.

La frequentazione della storia civile, politica, letteraria, artistica, filosofica, scientifica diventa per Quaglieni un’esigenza fondamentale, anche di contro ad ogni forma di manipolazione e di strumentalizzazione, di revisioni storiche curvate sul contingente. La lettura del passato e la capacità di leggere il presente in tutte le sue manifestazioni diventa essenziale specie in un periodo come il nostro nel quale le mode, le questioni estemporanee tendono a rimescolare le carte, rendendo difficile anche le forme più impegnate di orientamento. Basta, da questo punto di vista, rileggere i vari numeri del notiziario del Centro “Mario Pannunzio”; le note acute di Quaglieni su questioni immediate e non e l’indicazione di iniziative culturali, conferenze, incontri hanno sempre come riferimento la documentazione ed il riscontro storico.

Quaglieni ha lavorato parecchio per dare al Centro un’identità culturale attiva e moderna in termini di comunicazione, di informazione, di dibattito, di riscontro critico e non di semplice (o dotta) trasmissione culturale; l’apertura a uomini di cultura di diversi orientamenti ed estrazioni non ubbidisce o si adegua al canone semplicistico culturale, ma risponde alla necessità di affrontare i problemi tenendo conto dei diversi punti di vista, della diversità di metodo, di ricerca e di interpretazione. Quaglieni, insieme ai suoi collaboratori, ha puntato ad attivare un’enciclopedia culturale che, per la varietà dei temi e delle discipline, riesce a coniugare esigenze di tipo illuministico con la multimedialità contemporanea. Il pericolo di costruzioni culturali di tipo prevalentemente virtuale è superato dalle continue proposte di letture, dalla presentazione e dalla discussione di libri e di autori, dai riscontri sul territorio, dalle visite a città, a opere d’arte, a mostre. È una cultura vissuta in termini personali, esistenziali, esperienziali e non solo mentali. L’intreccio tra alfabetizzazione culturale e capacità di giudizio autonomo diventa una connotazione quanto mai importante; un fatto che è stato costantemente apprezzato dai soci e dai frequentatori delle iniziative del Centro.

Ritengo importante sottolineare l’attenzione che Quaglieni ed il Centro hanno sempre prestato ai problemi della città di Torino, della nostra Regione con una costante apertura ai problemi europei e mondiali nei più disparati settori: scienza, letteratura, economia, filosofia, religione, arte, ma anche ai costumi, alle mentalità, all’emergere di nuove culture. I problemi dei giovani e delle donne sono stati sempre affrontati con notevole sensibilità ed apertura e senza concessioni alla demagogia. Le note critiche a scelte e a iniziative culturali non condivise, anche in sede locale, sono sempre state documentate anche in nome e a salvaguardia di un patrimonio naturale, ambientale, artistico, urbano costitutive di una tradizione, ma anche di risorse culturali, umane, economiche. Sotto questo aspetto importante si è rivelata l’attenzione del “Pannunzio” alle modalità di gestione del patrimonio culturale e sotto questo punto di vista si è posto come un interlocutore competente ed affidabile.

Un grazie ed un riconoscimento particolare merita Quaglieni per l’attenzione prestata ai problemi della scuola, dell’istruzione, dell’educazione, della formazione scolastica ed extrascolastica. Un’attenzione, tengo a sottolinearlo, mai intrisa di retorica, di demagogia, di paternalismo, di concessioni sentimentali, di scontati giovanilismi, ma sempre in nome della serietà, dell’impegno, della chiarezza delle idee e dei ruoli. Il richiamo alla Costituzione repubblicana e democratica, alle migliori tradizioni della nostra scuola ed agli uomini che l’hanno impiantata e difesa diventa necessario di fronte a forze politiche e ad orientamenti che hanno portato ad una crisi profonda della nostra scuola. Anche in questo settore l’impianto culturale diventa essenziale.

Mi sono limitato a toccare alcuni temi sui quali esprimiamo la nostra riconoscenza a Quaglieni, al suo Centro e l’augurio di ottenere sempre nuovi spazi, consensi, riconoscimenti, anche in nome del carattere pubblico delle attività svolte.


Testimonianze su Pier Franco Quaglieni
per i suoi quarantacinque anni di direzione del Centro “Pannunzio”