Angelo Dragone
poliedrica figura di intellettuale

Scomparso “Il Mondo”, fondato nel 1949 da Mario Pannunzio (giornalista e uomo politico nato a Lucca nel 1910) e da lui diretto fino all’ultimo numero, uscito l’8 marzo 1966, non fu difficile capire che, per l’intera nazione, in quel momento era venuto meno un vero e proprio punto di riferimento, per l’impegno morale e politico degli uomini che quel settimanale davvero senza l’eguale aveva riunito intorno a sé, facendoli partecipi d’una morale laica che ne avrebbe garantito una singolare apertura culturale e sociale.

Non può sorprendere allora se un industriale quale Arrigo Olivetti (che con l’ambasciatore Nicolò Carandini ne era stato l’editore dell’ultimo decennio) intuì l’importanza di proseguire l’esperienza di quella tradizione, continuandone la linea, in un Centro “Pannunzio” che non tardò, infatti, a far sentire il significato e la portata erga omnes di un sodalizio come questo, soprattutto a fronte del montar della crisi delle ideologie, che in breve avrebbe negativamente segnato gli sviluppi della politica nazionale. Da parte sua dando al Partito liberale in cui Pannunzio aveva militato, quella connotazione “radicale” che aveva caratterizzato la dissidenza del gruppo, qualificandosi su posizioni antitotalitarie, non clericali né comuniste, ma di autentica tolleranza religiosa e politica, quindi chiaramente antifascista, ed europeiste.

Ci si doveva proporre soprattutto la “soluzione di quelle cose vive e necessarie”, come Pannunzio le aveva definite nel suo ultimo editoriale, mentre sollecitava la “partecipazione attiva alla vita pubblica e alla civiltà morale del Paese, di uomini appassionati, indipendenti, intransigenti e risoluti...”.

Non a caso, quindi, chiuso a Roma “Il Mondo” s’aprì proprio a Torino il Centro di studi e ricerche che dopo l’improvvisa scomparsa di Mario Pannunzio, nel ‘68 venne a Lui intitolato, e posto presto sotto la guida di Pier Franco Quaglieni, poliedrica figura di intellettuale aperto ai problemi della cultura in genere, che ha voluto fossero perseguiti con corsi e seminari, cicli di lezioni di storia e arti visive, di teatro, musica e cinema, di lettere e scienze, di filosofia e psicologia, dedicando loro conferenze e convegni; il convegno o la conferenza per festeggiare l’anniversario di un artista o per illustrare il contenuto d’un fatto storico: il ricordo del passato e l’attualità, per guardare al futuro.

Ciò è divenuto molto importante per Torino dove, se ci si guarda attorno, non può che prendere lo sconforto pensando a questa città rinata moderna con Emanuele Filiberto, ma in questi ultimi anni ricacciata a forza in un’immagine neomedioevale, con vie artatamente vulnerate (chi non le ricorda dritte e ampie, tra l’intersecarsi dei regali suoi lunghi viali alberati), strette in una serie di anse, con crocicchi e sezioni stradali che si direbbero forche caudine (anzi “corsiche”, come ormai sono state battezzate), con alberi e panchine che sovvertono ogni logica urbanistica, ignorando motivazione storica.

E tuttavia Pier Franco Quaglieni sembra sempre all’erta: pronto ad intervenire se il Salone del Libro ha omesso il dovuto omaggio a Mario Soldati o se con troppa disinvoltura c’è chi vorrebbe rimuovere dall’originale, motivata collocazione, un famoso monumento risorgimentale di piazza Castello.

Con il dono dell’intransigenza e di una tempestiva, quasi creativa, dissidenza.

Achille Ragazzoni, Sindaco di Torino, on. Piero Fassino
Pier Franco Quaglieni con il Sindaco di Torino, on. Piero Fassino alla consegna dei Premi del concorso “Mario Soldati” al Collegio San Giuseppe di Torino (2011)

Testimonianze su Pier Franco Quaglieni
per i suoi quarantacinque anni di direzione del Centro “Pannunzio”