Riordinando l’archivio personale di Pier Franco Quaglieni, ho trovato una serie di lettere e ritagli di giornale. Ne ho ricavato una piccola antologia che mi sembra significativa a conclusione di questo libro.
T. d. M.
Caro Quaglieni, [...]
La ringrazio per le parole così gentili ed affettuose che mi ha scritto.
In effetti la sua solidarietà mi ha colpito e commosso perché Lei è stato l’unico dei miei allievi a prendere posizione.
Mi ha fatto ricordare gli anni in cui, io giovane come Lei, protestai contro i fascisti che impedivano a Francesco Ruffini di tenere lezione e poi io stesso ricordai Gobetti ai mei compagni di Università.
È davvero avvilente che oggi la violenza provenga dalla parte opposta e sia necessario difendere la democrazia conquistata dal sangue dei fratelli Rosselli e dei partigiani da estremisti faziosi e settari che vorrebbero proseguire una Resistenza, a loro parere, tradita.
Grazie, Caro Quaglieni, Lei si è rivelato, più che un allievo, un amico. Mi creda il Suo aff.mo,
12 maggio 1968
A. Garosci
1975
Il cavaliere solitario
A Torino c’è un cavaliere solitario, che da decenni tiene viva la memoria di una grande tradizione culturale, spesso misconosciuta: il liberalismo, piemontese e non solo. È Pier Franco Quaglieni, da decenni animatore del Centro “Pannunzio” e ora autore di Liberali puri e duri (Genesi Editrice, pp. 270, �18), prefato da Jas Gawronski. Il suo libro è una galleria di ritratti, che ricostruiscono il filone aperto ormai due secoli fa da Cavour e che arriva ai nostri giorni attraverso piemontesi illustri come Frassati ed Einaudi, Ricossa e Mathieu, Soldati e Garosci, e si salda con la lezione di Rosario Romeo – che di Cavour fu biografo – di Ennio Flaiano, di Nicolò Carandini, di Enzo Bettiza e appunto di Mario Pannunzio. Un filone minoritario, ma a torto considerato minore rispetto a quello marxista, che pure ha avuto a Torino la genesi.
Quaglieni è un fiero avversario del connubio GobettiGramsci, non perché rinneghi la lezione gobettiana, ma perché è più interessato alla sua ispirazione liberale che alle sue simpatie per il fondatore dell’“Ordine Nuovo”, così come del Bobbio liberalsocialista ama più la prima parte della seconda. Dovendo affrontare il personaggio cui è intitolato il suo Centro, ricostruisce innanzitutto le radici culturali di Pannunzio, da ricercare nella triade CroceSalveminiEinaudi. Mette in guardia, attraverso un intervento di Pierluigi Battista, dalle appropriazioni indebite e dalle riletture «gauchiste» della stagione del “Mondo”. E segna la distanza netta che separa quel tempo e quelle persone dalla fatua volgarità di questi anni, in cui la parola «libertà» è usata talora come foglia di fico dell’anarchia e dell’eclissi di regole, merito e responsabilità.
I Liberali duri e puri del titolo prendono volto e corpo attraverso un’accurata scelta di fotografie e di brevi testi, che raccontano la fine prematura di Vittorio De Caprariis, le vicende di Arrigo Olivetti e dei «liberali del Canavese», il liberale cristiano Arturo Carlo Jemolo, il partigiano Mario Bonfantini, Valdo Fusi «pannunziano fuori ordinanza». Ed è una consolazione notare come i nomi della galleria di Quaglieni coincidano in buona parte con quelli degli editorialisti storici della “Stampa” e del “Corriere della Sera”: segno che la cultura liberale, per quanto osteggiata, non è passata come acqua sul marmo nella storia culturale del dopoguerra.
“Il Corriere della Sera” –Terza pagina – 26/03/2009
Aldo Cazzullo
Caro Quaglieni,
desidero innanzitutto ringraziarLa per l’attenzione che ha voluto riservarmi inviandomi i libri da Lei curati.
Conosco e apprezzo da tempo il Suo rigore di studioso, pertanto non mi resta che decidere a quale dei due libri darò precedenza nella lettura.
Nel rinnovarLe il mio ringraziamento, colgo con piacere l’occasione per salutarLa con viva cordialità.
Roma, 10 maggio 2011
Carlo Azeglio Ciampi
Caro Quaglieni,grazie.
Ma chi sono questi “salveministi” del Movimento Salvemini?!? Non apparterranno a qualche movimento di cattiva memoria, invece? Una cosa è certa: Se lo sapesse, povero Salvemini, li prenderebbe a calci nel sedere. Io l’ho conosciuto, da ragazzina. E una volta, in piazza d’Azeglio a Firenze, gli ho visto fare proprio questo. Con un ardore!
Se capita a New York, mi cerchi. A Lei la porta la apro...E quando vengo in Italia La chiamo comunque io.
Grazie ancora. 1° marzo 2002
Oriana Fallaci
Caro Quaglieni,
il comune amico Valdo (Fusi, n.d.r.) mi ha detto di come tu mi abbia difeso da un’accusa assurda come quella di essere a capo di una congiura contro lo Stato di cui nella lotta partigiana abbiamo contribuito a porre le premesse indispensabili, in nome della libertà.
Le Tue parole mi confortano in questo momento che rasenta il ridicolo, se non fosse così mortificante per me e per alcuni miei amici.
Sapere che un giovane come te che si richiama al liberale Mario Pannunzio che io conobbi e frequentai fin dal periodo della Consulta Nazionale, si sia espresso con parole d’entusiamo per Mauri è di grande conforto.
Voglio conoscerti presto di persona. Un abbraccio.
Torino, 8 luglio 1971
Mauri
Aderisco di tutto cuore alla festa che gli amici torinesi fanno all'amico Pier Franco Quaglieni insignito del Premio “Voltaire” in omaggio alla tradizione culturale e illuminante che si inserisce nel filone de “Il Mondo” di Mario Pannunzio.
Con animo presente.
18 novembre 1985
Giovanni Spadolini
Caro Quaglieni,
sebbene io rifiuti inviti a commemorazioni,a premi letterari eccetera, la sua offerta è una delle pochissime, forse la sola che non mi senta di rifiutare, anche per le parole con cui lei la accompagna.
Sarò quindi il 10 febbraio al “San Paolo” di Torino. Ma prima,naturalmente, vorrei concertare con lei e con gli altri amici di Pannunzio il mio intervento in modo che sia in sintonia con quello degli altri oratori.
Grazie di cuore e mi creda con profonda amicizia il suo,
16 luglio 1987
Indro Montanelli
Caro Quaglieni,
ti mando queste parole di un mio compagno di partigianato.Ti faranno piacere. Il tuo articolo del 25 aprile era veramente bello, ed è piaciuto a molti!
Perdona il ritardo, dovuto ai miei poveri occhi
25 maggio 1988
Tuo
Sandro Galante Garrone
Gentilissimo Pier Franco Quaglieni,
Le scrivo subito perché se rimando ... Le esprimo il più vivo compiacimento per l’articolo “Troppa polvere sul 25 aprile” su “La Stampa” di oggi. È un articolo bello, serio, onesto e mi auguro che siano molti a leggerlo.
Da trent’anni chiedo un 25 aprile non di celebrazioni burocratiche.Un 25 aprile come momento di confronto sui problemi d’oggi,guardando oltre. Un 25 aprile vivo, non imbalsamato, non prigioniero della solita retorica. Ma avverto di essere un bastian contrario, per non dire un guastafeste.
Con molta cordialità.
25 aprile 1988
Nuto Revelli
Caro Quaglieni,
ti ringrazio per il bell’articolo e per l’amichevole ricordo.
I superstiti, o i superati, della mia generazione pensano oggi, col cuore pieno di amarezza, agli anni lontani della lotta e della speranza. Ci conforta la constatazione che, malgrado lo sfascio delle Istituzioni ed il crollo di tanti valori, ci sono ancora dei giovani spero non pochi che come te si battono credendo non negli interessi, ma negli ideali, per un’Italia più giusta e, soprattutto, più pulita.
Cordiali saluti ed auguri. 30 marzo 1983
Emilio Bachi