Guglielmo Zavattaro Ardizzi
il mio grazie di italiano e di soldato - a Quaglieni

Nel 1996, allorché venni trasferito a Torino con l’incarico di Capo di Stato Maggiore alla Scuola di Applicazione dell’Esercito, conoscevo solo di fama il Centro “Pannunzio” ed il suo illustre e combattivo direttore, prof. Pier Franco Quaglieni.

Negli anni successivi, progredendo nel mio cammino militare e ricoprendo nuovi differenti incarichi, ho avuto modo di approfondire la sua conoscenza, in una costante crescente ammirazione per la non comune e limpida coerenza intellettuale, totalmente aliena da facili compromessi e sempre aperta al confronto costruttivo.

Così, quando mi è stato chiesto di scrivere un pensiero sul prof. Quaglieni, nel 45° anniversario della sua direzione del Centro “Pannunzio”, è comprensibile che mi sia sentito oltremodo onorato di potermi esprimere su un personaggio di tanto spessore umano, ideale e culturale.

Poiché tale è Pier Franco Quaglieni; e su tali valori egli ha improntato la direzione del Centro, conservandone lo spirito costituente in un anelito verso la costante ricerca del vero, scevro da compromessi e da infingimenti di scopo.

Obiettivo certo non facile in un diffuso contesto di tacito ossequio al pensiero dominante o, peggio, di ipocrita piaggeria intenta a rivendicare il premio di un rasserenante conformismo, di una meditata condiscendenza o di un ossequioso servilismo.

E mi domando se non sia stato proprio il crescente disgusto per tali disinvolture a plasmare il lievito che, fermentando, ha donato al prof. Quaglieni una maieutica colta e raffinata, rendendolo sagace ed instancabile propugnatore dei valori di libertà e di giustizia, degno epigono di quel Pannunzio che, attraverso “Il Mondo”, diede nuovo lustro al liberalismo italiano.

Un tale impegno trova indiscusso riscontro nel suo prestigioso curriculum.

Ne sono visibile testimonianza le numerose menzioni e le altissime onorificenze conferitegli da personalità magari tra loro ideologicamente antagoniste, ma accomunate dal desiderio di un’affermazione, socialmente trasversale, d’una coscienza critica indipendente e dal rifiuto di condizionamenti di parte.

Queste leali prese di posizione evidenziano, per converso ed a suo maggior lustro, corrispondenti accanimenti ostili e faziosi, impegnati nel divulgare verità di comodo, confidanti sull’ignoranza storica e la malafede, nel malcelato intento di trasformare in virtù un camaleontesco buonismo ripiegato sul tornaconto personale.

Tali disvalori, assai spesso subdolamente offerti, offrendo le rassicuranti certezze di un conformismo acritico, sono bastevoli a consentire a molti di guardarsi serenamente allo specchio senza vedervi le ombre riflesse, ormai offuscate da una miopia intellettuale delegante impegno e responsabilità.

È quanto mai necessario, o meglio indispensabile, in questi momenti storici di grande confusione e di marasma politico/culturale che devastano la nostra Patria, che vi siano menti capaci di rompere questi specchi funesti, incoraggiando e propugnando vigorosamente l’essenzialità di una ricerca del vero, sorretta da una cultura curiosa e liberalmente aperta al confronto costruttivo, scevra da pregiudizi e da settarismi ideologici o di parte.

In tale impegno si distingue quotidianamente il prof. Quaglieni con il Centro “Pannunzio” che egli dirige da 45 anni.

A lui il mio ringraziamento di italiano.

Raimondo Luraghi
Raimondo Luraghi, a Palazzo Lascaris, presenta il libro Cavour e la sua eredità di Pier Franco Quaglieni e Girolamo Cotroneo (2011)
Gianni Oliva e Pier Franco Quaglieni
Il gruppo dirigente del Centro “Pannunzio” con Gianni Oliva e Pier Franco Quaglieni al Circolo dei lettori (2009)

Testimonianze su Pier Franco Quaglieni
per i suoi quarantacinque anni di direzione del Centro “Pannunzio”