La mia conoscenza e comunque grande considerazione del professor Pier Franco Quaglieni risale ad un paio di lustri or sono, o poco più, ma un recente ricordo, diverso dalla consueta ammirazione per le sue conferenze ed articoli, mi vien da riportare.
Il Lions Club cui comunemente apparteniamo aveva organizzato, come ogni anno all’approssimarsi del 2 Giugno, il dono ai ragazzi delle V elementari del Tricolore, consegna da effettuare nel salone dell’Istituto alla presenza di più classi ed insegnanti, tutti rigorosamente sull'attenti.
Pier Franco, dopo aver profondamente tratteggiato il significato della Bandiera come simbolo (ed avere detto che il suo non può limitarsi allo svolgimento degli imminenti campionati europei di calcio) e ricordato i valori storici della Patria che ci accomuna tutti, mi consegnò il microfono per l’intervento “associativo”, cioè di illustrazione della Associazione Lions, dei suoi principi e delle sue motivazioni.
Dopo la serietà del prof. Quaglieni, per contrasto, giocai un po’ dialetticamente coi ragazzi sulla severità dell'incontro e dei relatori, sulla sostanziale importanza del dono simbolico come significato morale. Ovviamente, scherzai un po’ istrionicamente con loro, celiando e ironizzando, controllando sempre, timoroso, che il “Prof.” non si adombrasse del mio ardire, oltremodo rischioso per la materia.
Mi rassicurai vedendolo sorridere, di quel sorriso del prof. Quaglieni che è rappresentato non dalla apertura rallegrata delle fauci e nemmeno dal loro millimetrico dischiudersi: il sorriso del “Prof.” è un’impercettibile illuminazione degli occhi.
Terminato il mio intervento, il “Prof.” mi si avvicinò, congratulandosi generosamente e riservatamente per la facondia con cui avevo coinvolto i fanciulli, e mi confessò che avrebbe dato “qualcosa” per avere tale verve illustrativa.
Ebbene, caro Pier Franco, se mi consenti di parafrasare Madame de Staël allorquando alla bellissima cortigiana che, enfaticamente, le offriva metà della sua bellezza per la di lei intelligenza, essa rispose che avrebbe dato tutta la sua intelligenza per metà della di lei bellezza, a Te, dicevo, non chiederei “qualcosa” per trasferirti la brillantezza e verve espositiva che magnanimamente mi attribuisci, ma offrirei tutta la mia per un decimo della Tua Cultura.
Con stima e, se consenti, affetto