Bruno Babando
Il cuore della cultura laica e liberale

Dici “Pannunzio” e pensi alla libertà. Un binomio inscindibile che, da sempre, informa l’attività del Centro intitolato all’intransigente difensore del libero pensiero. Non è davvero temerario affermare che, oggi, il “Pannunzio” è il cuore, pulsante di attività e riflessioni, della cultura laica e liberale della città. Si distingue nel panorama del culturame da parastato per la radicale fedeltà alla ragione e alla tolleranza, per l’assoluta estraneità alle logiche di partito e delle tante chiesuole nostrane. Meriti che travalicano la cinta daziaria – un’arena, spesso angusta, entro cui si sono arroccate molte istituzioni culturali – e che hanno permesso di attrarre studiosi e di catturare quei fermenti intellettuali stranieri ancora troppo assenti nella nostra città. Una produzione culturale testimoniata dallo sterminato elenco di incontri, seminari, dibattiti, presentazioni di libri, ma anche corsi per studenti, itinerari artistici, visite guidate, pubblicazioni: una cultura lontana dalle contaminazioni ideologiche, mai autarchica né, tanto meno, autistica. Negli anni della contestazione a priori, del terrorismo, del pensiero unico e univoco, quando la cappa opprimente dell’egemonia ammorbava (e imprigionava) anche le coscienze meno servili, il “Pannunzio”, come da tutti viene familiarmente chiamato, ha rappresentato una sorta di “ora d’aria” nel clima inquinato dal trust di certa intelligencija casalinga.

Dici “Pannunzio” e, immediatamente, segue Quaglieni, talmente stretto è il connubio tra il Centro e il suo fondatore. Un intellettuale coraggioso, perché mai al seguito del codazzo del guru di turno o del barone alla moda: uno studioso fuori dagli schemi, una voce fuori dal coro. Pier Franco Quaglieni è un raro esempio di intellettuale “disorganico” e per questo scomodo e marginale nelle accademie e nei salotti dei filosofi del 27 del mese. Con lui al timone, il “Pannunzio” è fucina di giovani intellettuali e in consonanza con il rigore subalpino ma senza mai abdicare alle proprie ragioni – continua a rappresentare una zona franca del libero pensiero. Per tutti coloro che non hanno intenzione di vendere il proprio cervello all’ammasso e non si accontentano delle formulette del breviario ufficiale: “i titolari del proprio cervello si ritrovano al Centro Pannunzio”, questo è lo spirito, come recita l’efficace slogan. Senza arroganza e settarismo, ma rivendicando l’orgoglio della propria testa.

Nello Ajello, Luigi Firpo, Leone Cattani, Pier Franco Quaglieni, Vanna Nocerino
Da sinistra Nello Ajello, Luigi Firpo, Leone Cattani, Pier Franco Quaglieni, Vanna Nocerino nell’Aula Magna dell’Università di Torino nel 1978, per il Convegno in ricordo di Pannunzio nel decennale della morte

Testimonianze su Pier Franco Quaglieni
per i suoi quarantacinque anni di direzione del Centro “Pannunzio”