È stato definito un grande patriota, uno straordinario organizzatore di cultura, un autorevole studioso, saggista e giornalista. Che altro si può aggiungere?
Ma io voglio ricordare il ‘mio’ Quaglieni, quest’omone che ho potuto conoscere solo alcuni anni fa in occasione della pubblicazione dei miei libri. Un omone dal cuore grande così che mi ha subito apprezzato e messo sotto la sua ala protettrice. Tra chi scrive e il professore non c’è una grande differenza di età.
Ma il suo modo di parlarmi, gli apprezzamenti per i miei saggi di storia (tutti dedicati alla Prima guerra mondiale, uno solo alla Seconda), il ritmo e il calore (oltre la bravura e la competenza) in occasione delle numerose presentazioni che abbiamo fatto insieme (a Torino, Albenga, Alassio, Finale Ligure), le frequentazioni sempre più assidue, me lo fanno considerare un secondo papà. Proprio così: tra me e Pier Franco è nato un rapporto fatto di stima reciproca e di affetto.
È sempre disponibile, ogni volta mi domanda se è uscito un mio nuovo libro per avere così l’occasione di accompagnarmi nel tour di conferenze che gli autori, grazie ad enti locali, circoli culturali o club di servizio, riescono ad allestire in diverse località. Grandi o piccole non ha importanza. L’importante è parlarne e far conoscere il frutto del proprio lavoro. In questo Quaglieni è imbattibile: se la materia gli piace (e la storia è ovviamente la prediletta) lui nell’introdurre l’autore si appassiona, si accalora, riscalda subito la platea.
E poi suggerisce come impostare l’intervento, consiglia, a volte esagera (almeno con me) negli apprezzamenti e nell’insistere a portare avanti la divulgazione di quegli eventi che hanno portato l’Italia nel baratro della Prima e poi della Seconda guerra mondiale. Grazie di tutto, professore.