Ho incontrato il professor Quaglieni, in occasione del congresso da me organizzato nel 2007 per l’Accademia Italiana della Cucina, dal titolo: “Il mito di Diana e la cucina nel Regno di Sardegna”. La sua conferenza su “Breve storia del Regno di Sardegna, da Vittorio Amedeo II a Vittorio Emanuele II”, rimane negli annali della nostra delegazione e in quelli dell’Accademia, come un esempio di rara eleganza storica. Ho così potuto apprezzare la sua analisi, il suo impegno nella ricerca e nello studio dei documenti, e la sua grandezza nel trovare una luce per farli rivivere, per renderli chiari, nel rispetto della verità e della libertà. Ho apprezzato il suo amore per la gastronomia, termine che non piaceva molto a Mario Soldati di cui è stato amico, e con il quale ha condiviso esperienze, viaggi, “cibi genuini e vini sinceri”.
La cultura della buona tavola nasce in casa, nella propria casa, e poi cresce piano piano, e forma il grande quadro dei ricordi sensoriali. Quel quadro che il Professore porta con sé, ogni volta che la Storia Patria del Risorgimento, del Novecento, del mondo contemporaneo, lo portano in Italia e all’estero, a testimoniare il suo pensiero.
I suoi viaggi hanno sempre una attenzione alla tavola, e sono costellati di appunti, di indirizzi, di luoghi noti e meno noti, in cui la cucina italiana entra in scena, per scrivere la storia di tutti i giorni. I pesci del nostro mare, le verdure delle nostre campagne, la carne dei nostri pascoli, i nostri olii, i vini e le acque del nostro meraviglioso Paese, sono i documenti di un immenso archivio da cui attingere per scrivere questa storia di tutti i giorni. Il Professore è stato recentemente nominato Accademico Onorario dell’Accademia Italiana della Cucina.
Tra i molti riconoscimenti ricevuti spero sia per lui uno dei più belli, e mi piace pensarlo seduto al “posto” di Cavour al Ristorante del Cambio di Torino, in Piazza Carignano di fronte al palazzo sede del Parlamento Subalpino, osservando un uovo, ammirandone la bellezza per scriverne la storia.