Mi ero avvicinato al Centro “Pannunzio”, erano gli anni ’70/80, mosso dalla curiosità, forse anche mista ad un po’ di scetticismo, per un programma di incontri che valorizzavano le nostre radici culturali e i principi laici e liberali che ne sono una irrinunciabile componente.
Ho conosciuto così il prof. Pier Franco Quaglieni, già allora maestro di pensiero libero, esempio di un’indipendenza contrapposta al conformismo diffuso nelle iniziative e nei fatti, e ho assistito nel Centro, grazie a lui e ad una schiera di collaboratori appassionati, alla nascita e allo sviluppo di tanti progetti culturali nel campo degli studi letterari, storici e politici.
Ma, cosa almeno allora davvero inconsueta, ho scoperto con piacere che nel Centro c’era anche una sezione di studio in cui ci si occupava di argomenti scientifici, in particolare medici e farmacologici, sui quali si confrontavano diverse opinioni e si affrontavano i problemi sotto un profilo non solo tecnico, ma anche etico e culturale. È un filone di ricerca e divulgazione che il prof. Quaglieni ha sostenuto con convinzione e che tutt’ora genera dibattiti di grande interesse, coinvolgendo anche, se non soprattutto, i non addetti ai lavori che chiedono, da cittadini consapevoli, di essere onestamente informati.
È questo un altro dei motivi per cui dobbiamo riconoscere che l’apporto del Centro “Pannunzio” alla cultura torinese è stato e continua ad essere di importanza straordinaria. L’attuale proiezione del Centro in ambito nazionale fa ben sperare per ulteriori futuri sviluppi.
Al professor Pier Franco Quaglieni, storico e maestro indipendente di libertà, auguro di proseguire con successo crescente il suo lavoro così importante per la cultura del nostro Paese.