Teresa Zutti Francisci
Quaglieni - la laicità liberale

Fin dal 1984 Quaglieni si è occupato del tema della laicità, pubblicando nel 1987 – Figure del Piemonte laico, opera nella quale analizza, tra l’altro, il pensiero di Francesco Ruffini, teorico della libertà religiosa sul quale Quaglieni è ritornato a scrivere e parlare in più occasioni. Nella terza edizione del Dizionario di Filosofia di Nicola Abbagnano (1998) Quaglieni viene citato insieme a Calogero, Bobbio, Passerin d’Entrèves e altri, come uno dei riferimenti del pensiero laico del secondo Novecento.

La tesi che Quaglieni sostiene è quella di una “concezione laica” che rifiuta il laicismo, inteso come giacobinismo, miscredenza, rifiuto aprioristico di ogni fede religiosa,vedendo nella laicità una disposizione al confronto delle idee, nella dimensione, più che della tolleranza, del pieno rispetto per tutte le fedi e le convinzioni filosofiche. Nel contempo egli afferma la difesa della laicità dello Stato perché solo lo Stato laico garantisce le libertà dei cittadini, in primis, quella di coscienza. Per lui la laicità non è solo un problema di atteggiamento nei confronti delle religioni, ma anche nei confronti delle ideologie in quanto esiste un dogmatismo ideologico che rappresenta una minaccia alla libertà spesse volte più grave del fondamentalismo religioso, come dimostra la storia italiana degli Anni Settanta. Inoltre egli afferma che essere laici non è incompatibile con l’essere credenti, riprendendo e sviluppando una posizione che si deve a livello politico a Marco Pannella, ma a livello culturale a Passerin d’Entrèves. Lo stesso Bobbio ha distinto in modo netto la laicità dal laicismo e Quaglieni si è spesso rifatto anche al pensiero del filosofo torinese.

In sintesi, egli si richiama al cavouriano “Libera Chiesa in libero Stato”, ripreso dal comma I dell’art. 7 della Costituzione, ma va decisamente oltre l’orizzonte limitato dei rapporti tra Stato e Chiesa e persino del rapporto tra Stato e diverse confessioni religiose. Egli è il teorico di una laicità liberale che vede la diversità delle idee come una ricchezza,una crescita intellettuale collettiva e individuale per tutti. Per lui i punti di arrivo sono, infatti, sempre punti di partenza e la diversità delle idee e la loro discordanza può solo far crescere le diverse culture e il loro livello complessivo. Per Quaglieni, anzi, la cultura, ad un certo livello, non ha neppure coloriture politiche o religiose, ma è solo e soltanto cultura. Nella sua visione non ci sono mai certezze inossidabili e indiscutibili, ma semmai c’è un esplicito desiderio di lasciarsi sedurre dalle posizioni altrui. Mario Pannunzio, che fu sempre molto fermo su alcuni principi, ma fu sempre un uomo di cultura aperto alle ragioni degli altri, animato da una inesauribile curiosità intellettuale.

Nel 2011 Quaglieni ha scritto la voce “Laicità” per il Dizionario del Liberalismo curato da Fabio Grassi Orsini e Gerardo Nicolosi in cui riprende, rielabora e approfondisce le tesi enunciate in precedenza, soffermandosi anche sul tema, del tutto inedito, del rapporto tra la laicità e la cultura del mondo islamico. Il suo è un saggio che rappresenta, se non un punto di arrivo (la ricerca per i laici non ha mai fine), sicuramente una riflessione importante con cui ci si deve confrontare.

Quale differenza di idee e di stile di fronte a certo stantìo, sopravvissuto e patetico laicismo, che fa ancora oggi del vieto anticlericalismo la base di ogni discorso, un anticlericalismo di fronte al quale persino quello di Podrecca si potrebbe considerare, come ha scritto recentemente Dino Cofrancesco, intellettualmente raffinato.

Pier Franco Quaglieni
Il Premio “Pannunzio” a Claudio Magris

Testimonianze su Pier Franco Quaglieni
per i suoi quarantacinque anni di direzione del Centro “Pannunzio”