Nel mio pur lungo percorso di vita (quasi un novantennio) non ho avuto la fortuna di entrare in sufficiente confidenza con Pier Franco Quaglieni da giustificare un mio scritto che possa costituire un consistente contributo alla lodevole iniziativa di ripercorrere con lui i suoi 45 anni di direzione del Centro “Pannunzio”.
Tuttavia, i più frequenti incontri di questi ultimi anni, la lettura del serrato e ricco foglio informativo sull’attività del Centro, la partecipazione a manifestazioni dallo stesso promosse e, perfino, la commilitanza nelle file dei Cavalieri di Gran Croce mi consentono di esprimere “liberamente” (così come vuole l’indirizzo stesso del Centro) quanto di lui ho percepito e apprezzato in questa sua attività gestionale di un importante Centro di cultura e di politica, attività in cui è stato indubbiamente facilitato dalla pregressa sua carriera di insigne docente.
Non è certo novità per nessuno sottolineare la autentica passione di cui è capace Quaglieni, nell’affrontare, con scienza e coscienza, gli argomenti più disparati, privilegiando, in armonia con gli indirizzi del Centro, la storia d’Italia e le persone che ne sono state protagoniste. E non credo mi si possa rimproverare se scrivo che quella passione spinge e sostiene il Nostro, nel suo argomentare oratorio, ad adottare toni veementi, ma convinti e convincenti, degni talvolta perfino dell’oratoria curialesca da Corte d’Assise (la mia appartenenza alla professione forense m’induce al paragone).
La straordinaria foga nell’esprimere le proprie radicate convinzioni finisce sempre con coinvolgere l’uditorio, rendendolo partecipe del suo stretto argomentare e portandolo a quel meritato applauso totale, al termine, e, perfino, durante la conferenza.
Quando poi l’argomento riguarda momenti tristi della storia, italiana o mondiale, oppure persone che la Storia ha già condannato, il gesto che accompagna il tono del discorso assume apparenze di condanna senza appello che talvolta trasformano il nostro Oratore in uno sdegnato Robespierre che addita all’uditorio coinvolto il colpevole, mentre, con altrettanto vigore, ma con opposto tono, sono indicati coloro che hanno concorso, nella loro vita, a realizzare gli eventi che sono la Storia del nostro Paese.
Non conosco l’organizzazione del Centro “Pannunzio”, ma il contenuto, sempre nuovo e sempre allettante, del foglio del Centro rivela quanto Quaglieni, nella sua veste di Direttore, e suoi volenterosi collaboratori siano impegnati nel suscitare i variegati interessi degli aderenti, che si trovano così accomunati nella curiosità mai sazia di quanti amano la cultura e la storia.
E, se non esistessero altri meriti da riconoscere al Nostro, basterebbe a renderci debitori e riconoscenti verso lui il suo adoperarsi quotidianamente, con persistenza e convinzione, a difendere il prestigio e l’autorevolezza del Centro “Pannunzio”, all’insegna gloriosa della libertà e della giustizia.